ALMA
- Debutto 7 Giugno 2019, Drama teatro, Modena, “Città e Città festival 2019”
- Di Elena Galeotti
- Con Angela Antonini, Isadora Angelini, Elena Galeotti
- Foto di Dorin Mihai
- Luci e suoni di Riccardo Marchi
“Non ho composto una sceneggiatura nell’accezione comune. Quello che ho scritto mi pare assomigli piuttosto al motivo di una melodia che, con l’aiuto dei miei collaboratori, dovrò strumentare durante il corso del mio lavoro. Su molti punti sono insicuro e uno poi mi è completamente oscuro. Ho infatti scoperto che il tema da me scelto è molto vasto e che quello che ho scritto o aggiunto nel film definitivo (pensiero terribile!) Non potrà che essere estremamente arbitrario. Per questo motivo invito la fantasia del lettore a servirsi liberamente del materiale che io metto ora a disposizione”.
Questo l’incipit di Ingmar Bergman alla sceneggiatura di Persona ed è con grande riconoscenza che abbiamo seguito il suo consiglio per la scrittura di ALMA.
ALMA è un nome di origine latina che significa “colei che nutre, che dà vita”.
Al centro tre attrici, tre anime intrecciate in un gioco di relazioni metamorfiche, sincero, misterioso.
Il teatro è finzione, ma in quel tempo, in quel clima di fiducia e condivisione tra spettatori e attori, può diventare una forma di vita importante, forse una delle poche rimaste; la consapevolezza di ciò che l’attore sperimenta sulla scena può condizionare drasticamente le quotidiane relazioni sociali.
Un’acclamata attrice teatrale durante una rappresentazione smette all’improvviso di recitare. Un vuoto di memoria. Cosa accade? Quali sono le conseguenze?
Questa la trama. E la lettura?
Leggere in teatro significa fare una scelta, ascoltare l’alternarsi dei pieni e dei vuoti che le parole portano e comportano, del grado di tensione e attenzione che la lettura può sostenere; poi c’è la relazione; gli attori si ascoltano e leggono per essere ascoltati e perché la parola evochi movimento, corpo, spazio.
Nel nostro caso non è l’episodica il fuoco, per questo c’è il cinema, film bellissimi che ci hanno lasciato un segno.
Il teatro però ci dà un’altra possibilità: leggere significa tentare di comunicare a chi ci ascolta il nostro pensiero, per quanto disorientante e fallimentare, attraverso le nostre voci, i silenzi, i respiri, una melodia.
Le voci si muovono tra il giorno e la notte, la città e la casa sul mare. Come in un sogno affiorano colori e linee confuse, irresponsabili.
E ci siamo noi tre, attrici appunto, con il desiderio di far vibrare chi ascolta. Il nostro è un piccolo lavoro incompiuto: lettura di frammenti dedicati al grande Ingmar Bergman.